Certificare la rendicontazione di sostenibilità, un’operazione-chiave

Si tratta di uno strumento che consente di informare tutti in modo trasparente. La Direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), entrata in vigore il 5 gennaio 2023, ha introdotto l’obbligatorietà per tutte le grandi (dal 2025) e per le medie e piccole imprese (progressivamente) di predisporre una rendicontazione di sostenibilità.


La rendicontazione di sostenibilità è definita dall’Unione Europea come: “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. In sostanza, è un tipo di asserzione etica che ha lo scopo di garantire la trasparenza di enti e imprese nei confronti della società civile. Attraverso la rendicontazione, le aziende comunicano le loro prestazioni e gli impatti su diverse tematiche di sostenibilità, comprendenti parametri ambientali, sociali e di governance (ESG).

A cosa serve la certificazione di sostenibilità

La rendicontazione di sostenibilità consente dunque a tutti di informare in modo trasparente sui propri rischi e opportunità, fornendo agli stakeholder un maggiore approfondimento delle performance non finanziarie. L’obbligo di fornire tale rendicontazione è graduale e prevede che dal 2025 (su esercizio 2024) a redigerlo siano tutte le imprese soggette alla Direttiva 2014/95 (NFRD) che superano il numero medio di 500 occupati nell’esercizio e gli enti di interesse pubblico che costituiscono imprese madri di un grande gruppo e che, su base consolidata, alla data di chiusura del bilancio, superano il criterio del numero medio di 500 dipendenti occupati durante l’esercizio. Dal 2026 (su esercizio 2025) saranno obbligate anche le grandi imprese che superano almeno 2 criteri tra il numero medio di 250 occupati, oltre 40 milioni di euro di fatturato e più di 20 milioni di euro di attività totali e le imprese madri di un grande gruppo. Infine, dal 2027 (su esercizio 2026), sarà la volta delle piccole e medie imprese e degli enti piccoli e non complessi.

Il recepimento della Direttiva 2022/2464 è previsto entro 18 mesi dalla data della sua pubblicazione (Dicembre 2022).

Perché certificare il rapporto di sostenibilità?

Meglio se certificato: secondo la Direttiva CSRD, i dati contenuti nel rapporto di sostenibilità devono provenire da fonti certe e verificabili. Dunque, se il documento viene verificato da una società indipendente che ne attesti sia il risultato finale sia il processo attraverso cui viene redatto, risulterà maggiormente efficace. Il coinvolgimento di un ente di terza parte, infatti, evita il rischio che il report risulti autoreferenziale, contribuendo a garantire completezza e veridicità dei contenuti.

All’interno dei 10 principi IAF (International Accreditation Forum) per informazioni accurate, affidabili, comparabili e credibili sulla sostenibilità e sui rischi ESG, vengono indicati alcuni importanti passi per la corretta certificazione del bilancio di sostenibilità: la ISO/IEC 17029 è lo standard per la validazione delle asserzioni, la validazione affidabile delle asserzioni richiede processi standardizzati, la valutazione è svolta da valutatori con idonea competenza.
In particolare, il prestatore indipendente di servizi di attestazione di conformità, è un organismo di valutazione della conformità accreditato conformemente al regolamento [CE] n. 765/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio per la specifica attività di valutazione.

Come certificare il rapporto di sostenibilità

Come detto, la certificazione consiste nella conferma della veridicità dei dati e di plausibilità delle informazioni riportate nel documento redatto dall’Organizzazione rispetto a standard di rendicontazione riconosciuti a livello internazionale. Inizialmente si accettano gli standard pubblicati dal Global Reporting Initiative (GRI), un’organizzazione internazionale che stabilisce i principi di redazione del bilancio di sostenibilità e i contenuti del documento. Questi standard indirizzano le aziende nella scelta e definizione dei contenuti da inserire nel rapporto, forniscono indicazioni sulla qualità dei documenti e indicano i requisiti di conformità del documento stesso.

In Europa la Direttiva prevede che la rendicontazione debba avvenire in conformità agli standard ESG definiti dall’EFRAG e pubblicati, con decreti delegati, dalla Commissione EU.

Gli standard propongono un set di indicatori da seguire, sono applicabili a ogni tipo di organizzazione e si sviluppano in sei fasi: mappatura degli stakeholder, analisi di materialità interna, analisi di materialità esterna, definizione del cruscotto indicatori, raccolta dei dati, elaborazione dei dati e dei testi.

La relazione di sostenibilità può essere sottoposta a valutazione di conformità da parte di un organismo di terza parte indipendente accreditato da Accredia (Ente nazionale di accreditamento) rispetto alla norma ISO/IEC 17029 e a un programma a sua volta conforme ai requisiti della stessa norma ed avente come scopo la valutazione della conformità della rendicontazione di sostenibilità.

Accredia verifica che un organismo svolga la sua attività rispetto alle norme di accreditamento e a tutti i requisiti di un programma. Un organismo di validazione ha il dovere, inoltre, di svolgere controlli sui principi generali espressi dall’organizzazione, il modello di redazione e la loro effettiva descrizione nel documento; coerenza tra l’immagine che appare dal report e i modelli organizzativi effettivamente implementati e le informazioni disponibili; acquisizione di elementi circa l’attendibilità del bilancio di esercizio.

Gli obiettivi della verifica sono: attestare la coerenza tra quanto affermato nelle dichiarazioni (strategia) e quanto emerge dai dati e informazioni (performance); attestare attendibilità ed affidabilità delle informazioni sociali, ambientali ed economiche e delle relative prestazioni associate, contenute nel report; attestare la capacità dell’organizzazione di identificare, gestire e rispondere alle aspettative rilevanti di tutti gli stakeholder.
L’attestazione di conformità ai sensi della citata Direttiva CSRD deve essere svolta in conformità a procedure di revisione adottate dallo stato membro. Per questo scopo, il 31 marzo scorso, su proposta di Accredia e Diligentia (associazione che promuove la cultura della responsabilità sociale, della sostenibilità e dei rischi ESG – Environmental, Social, Governance – con particolare attenzione agli aspetti di misurabilità e conformità a normative cogenti e volontarie) ha preso il via il lavoro di un tavolo tecnico UNI che ha l’obiettivo di sviluppare una prassi di riferimento . Il documento normativo definirà principi e requisiti del processo di attestazione della conformità della rendicontazione di sostenibilità e si applicherà a tutti i programmi aventi questa finalità. Un passo importante, tanto più che proprio la direttiva indirizza con chiarezza la necessità di allineare il processo di certificazione del rapporto di sostenibilità con le attività di revisione contabile e finanziaria.

Quali sono i vantaggi di una rendicontazione di sostenibilità certificata

I benefici dell’attestazione della conformità della rendicontazione di sostenibilità sono molteplici: dal superamento di logiche autoreferenziali attraverso il coinvolgimento degli Stakeholders, alla reale verifica del raggiungimento di obiettivi e impegni assunti, dalla definizione e implementazione di un sistema di gestione dei rischi e impatti su tutti gli aspetti ESG all’attivazione dei processi di miglioramento derivati dall’utilizzo di criteri misurabili, al valore aggiunto creato nei confronti degli stakeholder. Inoltre, la credibilità, l’affidabilità e la comparabilità delle affermazioni contenute nella rendicontazione di sostenibilità rafforzano la reputazione dell’azienda e anche dell’organizzazione di terza parte che ha effettuato la validazione.
“La relazione sulla sostenibilità” afferma Cesare Saccani (Presidente di Diligentia ETS)”diventerà uno strumento competitivo sempre più importante per migliorare il rapporto tra l’impresa e i suoi stakeholder dimostrando gli approcci e i risultati raggiunti nel ridurre impatti e rischi relativi a tutte le questioni di sostenibilità”.
Last but not least: una relazione di sostenibilità certificata è un ottimo strumento per combattere il greenwashing sempre più diffuso.

fonte: https://www.economymagazine.it/certificare-la-rendicontazione-di-sostenibilita-unoperazione-chiave/

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