Vademecum Action Plan 2. I nuovi step chiave

Sono diversi i tasselli che vanno a comporre il complesso mosaico delineato dall’Europa sul tema
della finanza sostenibile. La pietra miliare resta l’Action Plan, avviato dalla Commissione Ue a marzo del 2018, che ha superato una serie di passaggi in tre anni, passaggi che hanno stabilito non soltanto un sistema di norme per classificare “cosa è green” nel panorama finanziario, ma hanno anche messo in moto tutti gli attori, dalle Authority, agli investitori retail e istituzionali, alle
società finanziarie e imprese, nel determinare gli equilibri futuri della finanza europea (e mondiale). In particolare Bruxelles ha identificato tre direttrici di sviluppo su cui si incardinano le normative finanziarie (alcune formulate ex novo, altre modificate nel loro impianto dalle nuove priorità sostenibili). Si
tratta, nello specifico della Tassonomia sulle attività sostenibili, del percorso verso la definizione di un Green bond Standard europeo (Eu Gbs) e quello per l’introduzione dei benchmark climatici (Paris-Aligned and Climate
Transition).È utile ripercorrere, in questa sede, i passaggi principali degli obiettivi del piano d’azione Ue aggiornando il “Vademecum Action Plan ” pubblicato da ETicaNews lo scorso settembre.

TASSONOMIA, IL NODO “DELEGATED ACTS” DELLA COMMISSIONE

La legge è pronta, mancano i dettagli. Il Regolamento Ue 2020/852 del 18 giugno 2020 è entrato in vigore il 12 luglio ed entro il 31 dicembre 2021 gli operatori del settore finanziario sono tenuti a completare il loro primo set di disclosure rispetto alla Tassonomia europea sulle attività sostenibili, «con riguardo alle attività che sostanzialmente contribuiscono alla climate change mitigation e/o alla climate change adaptation».
In base al Regolamento sulla Tassonomia, la Commissione Ue è tenuta a stabilire l’elenco effettivo di queste attività con la definizione di criteri tecnici di selezione per ogni obiettivo ambientale attraverso atti delegati.
Ed è su questo fronte, gli atti delegati (i “delegated acts” consentono a Bruxelles di operare modifiche a una normativa in virtù di una sorta di «accesso secondario» garantito, appunto, dalle deleghe) che la Commissione ha continuato il suo lavoro negli ultimi mesi, fino ad arrivare al 20 novembre, quando è stata avviata la consultazione su tre documenti relativi, appunto, ai «criteri tecnici di screening in base ai quali specifiche attività economiche possono contribuire in modo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici (climate change mitigation) e all’adattamento ai cambiamenti climatici (climate change adaptation) e per determinare se tali attività economiche causano danni significativi a qualsiasi altro obiettivo ambientale rilevante» (vedi l’articolo La Tassonomia inciampa sui criteri. Blocco di 10 Paesi e timori “bolla green” ).

La consultazione pubblica si è chiusa il 18 dicembre con più di 46.591 risposte ricevute e migliaia di pagine di
feedback. Di conseguenza, la proposta finale, che inizialmente doveva essere pubblicata entro il 1° gennaio, è
stata ritardata senza una chiara indicazione di quando uscirà.
A questo si è aggiunto un “problema politico” sollevato da 10 Paesi del blocco Ue che hanno espresso le proprie
preoccupazioni in merito al fatto che la proposta sulla Tassonomia non abbia considerato il gas naturale come
combustibile “di transizione”, anche quando sostituisce il carbone nella produzione di energia. Il documento è stato
firmato da Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia.
Sulla posizione, in seguito a un aspro confronto, sembra sia poi stato riconosciuto il diritto ai singoli Stati della
scelta del proprio mix energetico (compreso il gas naturale) nel raggiungimento dei nuovi obiettivi climatici. Una
posizione che, quindi, boccia la proposta formulata dalla Commissione.
Il report finale sulla Tassonomia era stato elaborato dal Teg e presentato il 9 marzo 2020. Appunto il “Taxonomy:
Final report of the Technical Expert Group on Sustainable Finance”, era diventato base per il Regolamento Ue
2020/852 . I sei criteri obiettivi ambientali identificati dal Teg, oltre a mitigation e adaptation, sono quelli di
protection of water and marine resources, circular economy, pollution prevention, healthy ecosystems.

LA PLATFORM ON SUSTAINABLE FINANCE
Oltre alla definizione del regolamento sulla Tassonomia, la Commissione europea, ha anche individuato la squadra
di esperti che ha sostituito il Teg (il mandato dell’expert group si è esaurito con la definizione del report di marzo
2020). Nello specifico la Direzione generale per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’Unione dei mercati dei
capitali (Dg Fisma), ha individuato il gruppo composto da 50 membri permanenti, nove osservatori speciali e sette
enti pubblici rappresentati che ha composto la Platform on Sustainable Finance.

La piattaforma è un organo consultivo con quattro compiti principali: consigliare la Commissione sia sulla scelta dei criteri tecnici di screening per la tassonomia, sia sull’utilizzabilità dei criteri stessi; appoggiare le istituzioni europee, in particolar modo la Commissione, nella revisione del Taxonomy Regulation; monitorare e riferire sui capital flows verso
investimenti sostenibili; e contribuire allo sviluppo di policy volte al perseguimento della strategia sostenibile europea.

Tra i membri anche gli italiani Marzia Traverso, Head and Full Professor of Institute of Sustainability in Civil Engineering at Rwth Aachen University, e Paolo Marullo Reedtz, rappresentante di Bankitalia nel “Committee on Payments and Market Infrastructures” e in altri comitati presso la Banca dei Regolamenti Internazionali, membro del Market Infrastructure Board e di altri comitati presso la Bce. Si segnala anche la presenza di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) all’interno della lista dei 9 Invited observers, ossia soggetti che possono partecipare alle riunioni, ma non alle determinazioni del team, e non hanno diritto di voto.

SUSTAINABLE FINANCE DISCLOSURE REGULATION
Entro il 10 marzo 2021 dovranno essere attuate le disposizioni di “primo livello” del Regolamento Ue
Sfdr (Sustainable Finance Disclosure Regulation) sull’informativa in materia di sostenibilità nel settore dei servizi
finanziari (Regulation Eu 2019/2088 ), approvato da Parlamento e Consiglio Ue il 27 novembre 2019 ed entrato in
vigore a dicembre 2019. In particolare con l’Sfdr le società di asset management sono chiamate a cambiare la
propria identità Esg e a proporsi non più come venditori di prodotti sostenibili ma come soggetti sostenibili esse
stesse.

Il 10 marzo sarà quindi una data fondamentale nella definizione dell’impianto normativo europeo lanciato nel 2018,
che nei mesi ha fatto emergere diverse zone d’ombra, denunciate sia dai destinatari di questo regolamento
(rappresentati dalle associazioni di categoria) sia dalle stesse Authority di vigilanza europee (Esas) l’Autorità
bancaria europea (Eba), l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (Eiopa) e
l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) come risultato di una consultazione sul
Regolamento avviata tra aprile e il 1° settembre 2020 (vedi l’articolo Action Plan, le 3 Authority Ue (Esas) si
muovono su disclosure Esg ).

In particolare i dubbi si rivolgono agli aspetti tecnici del progetto, ossia il “secondo livello”. Questi aspetti sono
costituiti dagli “Standard tecnici di regolamentazione” (Rts) elaborati dalle Esas. Proprio le Authority europee, a
gennaio, sono intervenute “denunciando”, con una lettera a firma del presidente del comitato congiunto (vedi
l’articolo Sfdr, le Authority Ue a Bruxelles: quante ambiguità sul 10 marzo), le zone d’ombra nella normativa di primo livello che inficiano in qualche modo la definizione degli Rts in capo alle Esas.

La Commissione Ue nei mesi precedenti aveva chiarito che non avrebbe accettato ritardi sui termini generali di
applicazione del regolamento Sfdr, ossia il “primo livello”. Tuttavia, alcuni aspetti tecnici di “secondo livello” sono
stati ritardati. Ciò ha lasciato all’industria la sfida di attuare il primo atto legislativo del Piano d’azione dell’Ue a
partire dal 10 marzo 2021 sulla base di principi che potrebbero dover essere rivisti dopo qualche mese.

CLIMATE BENCHMARK REGULATION
È stata avviata l’8 aprile e si è conclusa il 6 maggio 2020, invece, la consultazione formale per l’elaborazione degli
atti delegati della Commissione Ue sulla Climate benchmark regulation, introdotta con il Regolamento (UE)
2019/2089 del Parlamento e del Consiglio europeo, del 27 novembre 2019, che ha modificato il Regolamento
(UE) 2016/1011, con l’introduzione di due benchmark climatici: l’EU Climate Transition e l’EU Paris-aligned. La
consultazione ha raccolto 66 risposte complessive su tre punti: i requisiti minimi per i Climate Benchmarks (36
risposte); la statement disclosure (18 risposte); e la methodology disclosure (12 risposte).
Alla luce della consultazione, il 17 luglio 2020, la Commissione europea ha adottato nuove norme che stabiliscono
i requisiti tecnici minimi per la metodologia dei parametri climatici dell’Ue. Gli atti delegati sono stati pubblicati nella
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il 3 dicembre 2020 e sono entrati in vigore il 23 dicembre 2020.

GREEN BOND STANDARD
Lo scorso 9 marzo, il Teg, assieme al final report sulla Tassonomia ha pubblicato una “Usability guide” per il
nuovo Eu green bond standard (Eu-Gbs) (vedi l’articolo Green bond Ue? Solo se Taxonomy-aligned).

Quando, a giugno del 2019, il gruppo di esperti aveva pubblicato l’ultima versione del report Eu-Gbs, con lo scopo di fornire una base tecnica per la Commissione Ue per la stesura degli atti per implementare il modello, il regolamento sulla tassonomia era ancora in trattativa. Con il documento di marzo, che ha concluso il lavoro tecnico del Teg sui green bond, si è aperta una seconda fase di consultazione pubblica sul progetto (la prima era di marzo 2019) della durata di tre mesi, con la presentazione di una Renewed sustainable finance strategy della Commissione, con le
indicazioni sulle iniziative legislative necessarie a implementare le proposte elaborate.
La consultazione si è chiusa a ottobre 2020 e nella prima metà del 2021 è attesa una proposta legislativa sul
green bond standard.

RENEWED SUSTAINABLE FINANCE STRATEGY
L’8 aprile 2020 Bruxelles ha avviato la Consultation on the Renewed sustainable finance strategy (Rsfs), che si è
conclusa il 28 luglio 2020 (vedi la news Bruxelles, consultazione su “Renewed Sustainable Finance Strategy” ).

Obiettivo della consultazione: fare della renewed strategy una solida base per consentire investimenti sostenibili;
aumentare le opportunità per i cittadini, le istituzioni finanziarie e le imprese di avere un impatto positivo sulla
società e sull’ambiente; e gestire e integrare pienamente i rischi climatici e ambientali nel sistema finanziario. La
Commissione avrebbe dovuto adottare la “strategia rinnovata” già nella seconda metà del 2020. A oggi però non ci
sono novità in tal senso.

Parallelamente alle linee principali dell’Action Plan, si è assistito a diverse “diramazioni” tutte finalizzate a
un’armonizzazione in chiave di sostenibilità delle dinamiche interne al mondo finanziario.
Già a luglio le Esas (vedi la news Ue, la risposta delle Esas alla Renewed Sustainable Finance Strategy), in
risposta alla consultazione della Commissione concordavano con un’ampia gamma di possibili azioni a livello
Ue per sostenere il finanziamento della transizione verso un’economia più sostenibile, gestendo nel contempo in
modo appropriato i rischi Esg nel settore finanziario e garantendo elevati standard di protezione dei consumatori. A
sostegno delle iniziative complessivamente proposte dalla Commissione, Eba evidenziava le azioni in cui sono
necessari ulteriori progressi, in particolare nei settori della disclosure, del processo decisorio “evidence based” e
della cooperazione internazionale, Eiopa la necessità di garantire sustainability data di alta qualità e di facile
utilizzo. Mentre Esma si era concentrata su quattro aspetti: ESG disclosures, ESG ratings, ESG benchmarks ed EU
green bonds. E proprio sulla questione della regolamentazione dei rating, la Consob europea è tornata a fine
gennaio (vedi l’articolo La Consob Ue contro giungla di rating Esg) con una lettera indirizzata a Bruxelles in cui
mette in guardia la Commissione sui possibili rischi derivanti dall’assenza di regolamentazione e supervisione nel
mercato dei rating.

DIRETTIVA NON FINANCIAL REPORTING

Si attende entro il primo trimestre di quest’anno una decisione sulla proposta di revisione della direttiva Non-
financial reporting (2014/95/EU). Da febbraio a giugno dello scorso anno, la Commissione Ue aveva aperto una

consultazione sulle modifiche in seguito all’annuncio di revisione fatto da Bruxelles insieme al lancio del Green New
Deal europeo. I risultati della consultazione sono stati pubblicati a fine luglio 2020 ed emerge la spinta degli stakeholder verso una standardizzazione dei framework di reporting, un allargamento del perimetro di applicazione, un rafforzamento dell’assurance e una digitalizzazione condivisa dei dati Esg.

La Commissione, il 18 luglio ha anche avviato una “Roadmap” su come l’evoluzione della normativa sulla
dichiarazione non finanziaria si rapporti al mondo finanziario e alle banche. La consultazione si è conclusa l’8
settembre ottenendo 78 feedback (quattro dall’Italia).

SUSTAINABLE CORPORATE GOVERNANCE
La Commissione Europea ha avviato una consultazione sulla “Sustainable corporate governance”, ovvero sulla
integrazione della sostenibilità nel modello di governo di un’azienda. L’iniziativa è stata aperta il 26 ottobre 2020 e
chiuderà l’8 febbraio 2021, e chiama a esprimersi un insieme di stakeholder che la stessa nota di presentazione
definisce un «vasto range». L’oggetto della consultazione, sviluppata su una trentina di quesiti (26 domande, ma
con parecchie sotto-domande), viene indicato come cruciale sia in relazione al progetto futuro di Green Deal europeo sia in chiave di ri-allineamento di alcune delle principali normative sulla sostenibilità, a cominciare dalla Tassonomia e dalla (attuale e prossima) direttiva non financial.

Articolo acquistato in abbonamento su Etica News 

Autore: Raffaela Ulgheri

sorgente: https://www.eticanews.it/finanza-sri/vademecum-action-plan-2-i-nuovi-step-chiave

Direttiva UE sul Corporate Sustainability Reporting: ci siamo!

Direttiva UE sul Corporate Sustainability Reporting: ci siamo!

Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto alla fine di Giugno un accordo politico provvisorio sul testo della Direttiva sul rapporto societario di sostenibilità. La proposta è concepita per colmare le lacune esistenti nelle norme sull’informativa non...